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1963 - Saracino, Lo Scopone scientifico

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Questo è sicuramente il più famoso ed il più longevo dei Libri sullo Scopone.
Lo scrive Giovanni Saracino, scrittore di Bari e (ex) bridgista convinto; lo pubblica la MURSIA nel 1963, confermando la sua tradizione di Editore legato al mondo dei giochi in genere: Scacchi, Bridge ed altri giochi di carte tra cui lo Scopone.
Pensate che ha avuto almeno 15 Edizioni, l’ultima nel 2011 !! Qui accanto la Copertina della prima edizione.
1963 Saracino Lo Scopone ScientificoQuesto libro è stato tradotto anche in linguaggio BRAILLE dalla UIC  (Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti).
Dovete sapere che questa benemerita  Associazione, a partire  dal 2003, organizza  ogni anno un Torneo di Scopone (a 10 carte) con eliminatorie provinciali  e regionali: la miglior coppia di ogni Regione va alla Finale che si tiene nel Centro Studi e Riabilitazione G.Fucà di Tirrenia.

Ma torniamo al libro: citiamo alcune delle edizioni successive: nel 1965 la seconda e nel 1970 la terza, poi 1973, 1976, 1983, 1986 (quarta, quinta, settima ed ottava), infine nel 1997 la 13esima e quella del 2011 dovrebbe essere la quindicesima ma l'informazione sulla edizione non viene indicata nel catalogo OPAC-SBN delle Biblioteche Italiane.
Le pagine vanno dalle 179 della prima edizione alle 187 dell’ultima, il formato 19 o 20 cm, l’ultima edizione usa il formato di 22 cm.
In occasione della seconda edizione  Paolo Monelli (1891-1984, nato a Fiorano Modenese (MO), giornalista e scrittore italiano amante dello Scopone) scrive un articolo sulla Stampa, il 13 marzo 1966, dal titolo LO SCOPONE SCIENTIFICO GIOCO D'INGEGNO E VIRTUOSO.  Ecco alcune sue note: "L'editore Mursia ristampa dopo due anni un libro di Giovanni Saracino ... Si vede che la prima edizione si è esaurita presto, segno che vi sono ancora cultori in Italia di questo antichissimo gioco, non solo, ma schiere di neofiti desiderosi di apprenderne le regole e le sottigliezze … L'autore si è proposto di riportare lo scopone, di fronte a certe licenze ed innovazioni, alla purezza delle origini".
Poi Monelli prosegue parlando di Chitarrella e citando Luigi Chiurazzi, "... che primo ne tradusse nel suo dialetto le regole per i giochi del mediatore, del tressette e dello scopone".  Il giornalista  sbaglia nell'attribuire la paternità a Chiurazzi della traduzione dialettale per lo Scopone, accostandola a quella di Mediatore e Tressette (del 1866); del resto non aveva strumenti e possibilità di verifica ma solo una tradizione che egli riteneva veritiera.
Paolo  Monelli fa propria la denuncia di Saracino: "Premesso che ogni mano si inizia distribuendo nove carte a ciascun giocatore e mettendo in tavola le residue quattro carte scoperte ... si usa da molti dare ad ogni giocatore  dieci carte; e questo gioco senza carte in tavola lo chiamano «scientifico» con manifesto equivoco, nel quale purtroppo sono caduti anche l'Enciclopedia Treccani e il Dizionario enciclopedico italiano. E' ovvio che scopone scientifico è solo quello con quattro carte in tavola"; torneremo su questo argomento più sotto.
Monelli conclude poi: "Una sola menda ha il libro del Saracino, ma gravissima a mio giudizio; nella nomenclatura e nei disegni ... egli si serve di quelle carte «che in tutto il mondo vengono usate per il bridge e per il poker».”. Noi sappiamo che la FIGS ha posto rimedio a questo problema inventando le carte da gioco a semi unificati che potete vedere nella Foto Gallery.
Il medesimo articolo della Stampa viene riportato, dalla terza edizione in poi, come prologo ad ogni ristampa.

Diamo ora una occhiata al libro:  abbiamo sottomano l'edizione 1997, quello che viene detto nel seguito fa sempre riferimento alle pagine di questa edizione. Nella prefazione l'autore dice: "Questo libro è dedicato ai giocatori di bridge nella speranza che si cimentino anche nel nobilissimo gioco dello Scopone" e prosegue "L'iniziato noterà ... che lo Scopone è un gioco vivo che non l'annoierà mai; mentre lo stesso non potrà dire del bridge quando sarà in giornata nera e lo scarso punteggio non gli consentirà di giocare. Noterà ancora che il bridge è un gioco che si svolge quasi su binari obbligati, mentre lo Scopone lascia ampio margine all'estro. A un tavolo di bridge tra quattro giocatori ugualmente abili, l'ultima parola spetterà agli assi e ai re; lo stesso non potrà dirsi dello Scopone, perchè in questo gioco è possibile giocare una partita brillante anche con carte pessime ...  Ma mentre nel bridge il giocatore abile può ... supplire alle deficienze del proprio partner quando questi «fa il morto», nello Scopone invece, poichè nessuno muore, è indispensabile uguale competenza e la collaborazione costante del compagno, senza le quali anche un fuori classe è destinato a soccombere. Il livello della coppia di Scopone è - insomma - dato dal giocatore meno abile.".
Ha proprio ragione il Saracino: in tanti giochi di carte talvolta un giocatore può giocare solo con le proprie carte, avendone di buone ad oltranza; nello Scopone un socio incapace può stallonare e far perdere tutti i punti di mazzo al Mazziere più esperto e scafato.

Alla prefazione seguono 110 suggerimenti riportati in 7 Capitoli principali, potete vederli dall’Indice.
Il primo, le Modalità, reca quelli dal n.1 al 14 e descrive le regole principali del gioco, quasi tutte attuali.
Dal n. 15 al 26, nel Capitolo de Lo Spariglio viene spiegata questa regola fondamentale “che può considerarsi il pilastro portante del gioco” e cita il quarantotto che consiste “nel ritenere a memoria le carte che via via si sparigliano”.
Al punto 18  dice: “Tutti gli sparigli che possono verificarsi sono 83” e nell’Appendice I (pagg. 149-152) li esplicita; ma sbaglia: in realtà sono 87 distinti in 32 normali (senza ripetizioni di carte, tipici dello Scopone a 10 carte)  e 55 speciali (che includono anche 2 o più carte eguali, possono originarsi solo dalle 4 carte in tavola). A pag. 40 afferma: “Forse la spiegazione della scarsa diffusione internazionale dello Scopone sta nel fatto che questo gioco non ha una sua letteratura. Dopo Chitarrella più nessuno ha trattato con competenza questa materia pur essendo passati più  di due secoli, poiché una delle prime edizioni delle «Regole dello Scopone» porta la data del 1750”.
Anche i migliori sbagliano: bisognerebbe scrivere sempre e solo su ciò che si riesce a documentare, citando fonti e testi.
Purtroppo ancora oggi, acriticamente, viene preso per oro quanto scritto dal nostro.
Sappiamo già che non è mai esistito un Chitarrella scoponistico nel 1750, lo dice nel 1855 Gaetano Nobile, nella prefazione Al lettore, pubblicando il primo libro sullo Scopone.
Possiamo anche vedere, dalla lista dei Libri sullo Scopone, che Saracino ignora almeno 4 testi fondamentali: il Chiurazzi 1895, l’Elevi del 1929, l’Oliva-Scocchera del 1950 ed il Pollini del 1956; la competenza dei loro scritti può essere giudicata da chiunque voglia scaricarli e leggerli; in particolare il Chiurazzi 1895 è quello che ha dato il là alla diffusione del gioco in Italia.

Dal punto 27 al 35 si parla de Il Mulinello.
Il capitolo Carte doppie e triple comprende i punti dal 36 al 40. Qui  il Saracino descrive il suo ECO, tecnica mutuata dal bridge, la troviamo a pag 68, punto 40. Consiste nell'applicare una sequenza predefinita di semi nel calare una carta.
Quante volte si è sentito dire: se si hanno 3 carte (cioè una tripla) si cala Coppe. Coppe ?? Per fissare le idee supponiamo di parlare del 5. Se abbiamo tre 5, ma manca proprio questo seme, che facciamo: non lo intavoliamo tra le prime carte ??
Oppure, se abbiamo un solo 5 ed è proprio quello di Coppe,  non possiamo calarlo per primo anche se il 5 è proprio l'unica giocata giusta ??  E' una grossa sciocchezza questo tipo di suggerimento.
Il Saracino,  giustamente,  propone per le carte italiane una sequenza di semi così fatta: Bastoni, Coppe, Spade, Denari (è l'ordine alfabetico, lasciando  però ultimo Denari).
Chi gioca il 5 di Bastoni non dice nulla al compagno sul numero dei 5 che cala; ma se cala Coppe dice di non avere il seme di Bastoni, se cala Spade non ha nè Bastoni nè Coppe. Il resto lo deve dedurre il socio in considerazione delle carte che ha in mano e che vede giocate dagli avversari.
Dal 41 al 47 si parla de Le Scope. Dal 48 al 100 c’è il capitolo fondamentale, I giocatori, che occupa 47 pagine.

Infine dal punto 101 al 110 vengono trattate Le varianti dello Scopone.
Qui il Saracino stigmatizza la versione a 10 carte; a pag. 140, punto 105, afferma: “A questo punto l’iniziato è in grado di comprendere alcune aberrazioni dello Scopone, come quello a dieci carte, cui abbiamo accennato nel paragrafo 2. In questo gioco, se per ipotesi a ciascun giocatore capitasse di avere la scala, cioè  dieci carte dall’Asso al Re, si verificherebbe l’assurdo che la coppia Est Ovest non prenderebbe mai una carta e la coppia Nord-Sud prenderebbe invece tutto il mazzo di carte, realizzando, oltre ai quattro punti, ben diciannove scope”.
Mah ... questa situazione ha una probabilità di accadere 1,347 volte su 100 milioni di partite.
Giocare 100 milioni di partite è davvero un target difficile da raggiungere !!
Certo ognuno ha diritto di giocare nella versione che più ama: di solito dipende dal territorio e/o regione di nascita.
 

Che dire ancora ? Non solo per la sua longevità questo testo va assolutamente letto da tutti i giocatori di Scopone.
Nella ovvia impossibilità di produrre un documento .pdf era importante dare il giusto risalto a questo libro che va studiato dal giocatore di Scopone che voglia elevare il suo livello di comprensione e qualità delle giocate.

1973 Saracino Frontespizio

 1973 Saracino Indice

Il Frontespizio della Edizione 1973

Indice della Edizione 1973

 

Copertina del Libro di Giovanni Saracino Lo Scopone Scientifico, edizione Mursia 1973