1989 - Verga, Scopone mio
L’autore è originario della Sicilia, almeno così si trae leggendo la Prefazione: “Questo libro è nato idealmente negli anni ’40 a Palermo e dintorni quando, ancora ragazzo, mi innamorai perdutamente del gioco di carte più bello del mondo”. Egli dedica il libro a due suoi amici molto bravi, Ernesto Virga, compianto e dotto maestro, e Calogero Calderaro suo compagno nelle partite.
Una bella cosa viene detta nella Premessa quando afferma che: “… lo SCOPONE può essere giocato soltanto da persone di assoluta e completa correttezza che provano soddisfazione a conquistare ogni singolo punto indipendentemente dalla posta in palio che potrà essere soltanto un bicchiere di birra o anche … niente !!!”.
Esorta quindi ad un comportamento corretto, segnalazioni illecite, fatte per conoscere o far conoscere al socio le carte in mano, vanno bandite.
Nei Cenni storici parla di Chitarrella, del quale rende nota la data di nascita: 4 ottobre 1700; purtroppo la confonde con quella di Padre Rocco, personaggio storico ricordato da Luigi Chiurazzi nella sua prima pubblicazione. Secondo Verga: "Nacquero così le Regole di Chitarrella che, soltanto nel 1866, furono tradotte in dialetto napoletano dal libraio Luigi Chiurazzi ..."; non è vero neppure questo, come sappiamo già.
Nel libro si parla di Scopone Classico, inteso a 9 carte, e Scientifico, a 10 carte. Sarebbe un errore ma l’autore dice di essere in sintonia con una serie di Enciclopedie: vero ma Classico e Scientifico per lo scopone, sono sinonimi.
Il gioco a 10 carte è quello preferito dall'autore ed egli si cimenta in una serie di regole tecniche su questa versione.
Purtroppo infila, una dopo l'altra, una serie di considerazioni un po' strampalate; afferma infatti che è meglio che il primo di mano, in apertura di gioco, cali una carta doppia piuttosto che una tripla, questo perché: “… anche se l’avversario realizza una scopa, ci sono buone probabilità che il compagno sia in possesso della quarta carta” ed inoltre “… per una strana ma frequente combinazione statisticamente verificata, quando un giocatore possiede tre carte eguali, la quarta fatalmente si trova in possesso del giocatore alla propria destra: Chitarrella docet !!”.
Poi afferma che alla fine di una partita, si parla sempre della versione a 10 carte, è meglio che il primo di mano giochi una tripla: mistero doloroso, perché alla fine sì ed all’inizio no ???
Verga parla di probabilità ma non fornisce un numero che giustifichi le sue considerazioni; inoltre, per la verità, le famose 44 regole di Chitarrella sullo Scopone (il falso Chitarrella di fine '800 !) che egli pubblica a fine testo, non fanno cenno a simili consigli: lo Scopone a 10 carte non è contemplato e niente viene detto sull'inizio di questo gioco; poi, al contrario, nella regola 39 si consiglia di giocare per tempo una delle 3 carte eguali, senza aspettare la fine della smazzata.
Poi enuncia un'altra regola: avendo una carta tripla è importante giocare coppe all’inizio: non va bene è una convenzione sbagliata ! Abbiamo già parlato di questo tema commentando il testo di Saracino che auspica una convenzione che egli trae dal Bridge e si chiama Eco; ad essa si può ricorrere senza problemi.
Frontespizio, Info del libro di Verga | Indice del libro di F. Verga |
Quando comincia a parlare dello Scopone classico, cioè quello con 4 in tavola, dice però una cosa giusta, almeno secondo l’opinione di chi scrive: tra le due varianti le differenze sono poche e certi concetti tecnici, cioè lo spariglio, il gioco dei 7 ecc., sono identici; però infila un altro errore contando 54 sparigli speciali anziché 55.
Un libro dalla scarsa caratura tecnica, un po' arruffato, probabilmente frutto di idee preconcette (... la quarta sempre a destra, giocare coppe con una tripla in mano, ecc.) un po' datate.